PERCHE’ VOTEREMO NO
L’accordo
del 23 luglio tra Governo e Cgil-Cisl-Uil non ci piace per ragioni di metodo e
di merito.
Non
lo condividiamo nel metodo perché:
- La
piattaforma rivendicativa non è stata votata, spesso neanche discussa e
dunque non è stata pienamente condivisa da lavoratrici e lavoratori.
- Durante
la trattativa i sindacati non hanno organizzato la lotta a sostegno delle
proprie rivendicazioni, accettando e subendo, per di più, atteggiamenti
scorretti e ricattatori da parte della controparte.
Questo
ha impedito di raggiungere un risultato accettabile.
Infatti
non condividiamo l’accordo, anche nel merito, perché:
- L’ammontare
delle risorse destinate a interventi di redistribuzione del reddito
(aumento delle pensioni minime e delle indennità di disoccupazione) è
scarso rispetto a quanto destinato alla riduzione del debito pubblico (1,5
su 10 mld di extra gettito fiscale, pagato in primo luogo dai dipendenti
pubblici e privati).
- Gli
interventi sul mercato del lavoro (lavoro a chiamata, interinale, a
termine) non riducono e anzi talvolta incrementano, il lavoro precario che
distrugge il futuro di tutti i giovani.
- L’aumento
dell’età pensionabile, indiscriminato e con tutele largamente
insufficienti per i lavori usuranti, prosegue con degli “scalini” che, più
razionali dello “scalone” previsto dalla legge Maroni, raggiungono però la
stessa quota un anno prima (61+36 o 62+35 nel 2013). Scompare la
separazione tra spese di previdenza e di assistenza, architrave della
piattaforma perché unica misura in grado di smontare i presupposti dei
ragionamenti di chi vuole abbattere le pensioni pubbliche.
- La
riduzione dei coefficienti abbasserà le pensioni dal 2010, mentre la
promessa di pensionare i giovani col 60 % della retribuzione è
un’illusione (se non un inganno).
- La
riduzione dei contributi pensionistici sugli straordinari e delle tasse
sui premi di risultato aziendali, procurano un danno all’occupazione,
all’equilibrio dei conti dell’Inps e al salario reale dei lavoratori e
delle lavoratrici, in quanto si privilegia il salario variabile rispetto a
quello certo del contratto nazionale.
Come
delegati RSU avevamo chiesto al Governo “coerenza rispetto al programma
con cui si è presentato alle elezioni” e a CGIL CISL UIL “di non accettare peggioramenti
del sistema pensionistico e di sostenere con la lotta, se necessario, il documento
unitario che fa da piattaforma per questa trattativa”.
Le
parole d’ordine della piattaforma, “Garantire il potere d’acquisto delle
pensioni, Ripristinare la flessibilità dell’età pensionabile, Abolire lo
“scalone” della legge Maroni, Estendere diritti e tutele per i giovani, per i lavori precari,
stagionali, saltuari e part time”, sono invece rimaste lettera morta.
Quindi,
per mantenere viva una speranza di cambiamento, l’8, il 9 e il 10 Ottobre, noi
voteremo NO.
RSU Finsiel-Almaviva; RSU TSF Roma; RSU Almaviva Finance
Roma; R.Vassallo, C.Zanoni, C.Rubertà, U.D’Amato, C.Anesi (RSU A.F.
Milano); D.Matarozzo (RSU A.F. Torino).
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