Comunicati

ANCORA CALL-CENTER (in TSF)

Malgrado le numerose rassicurazioni che la Direzione Aziendale TSF ha fornito in più riprese alla RSU, la situazione del Call-Center TSF di Scalo Prenestino (e più in generale di lavoratrici e lavoratori precari che lavorano per la nostra società) è sempre peggiore.

Piccole Contraddizioni

Senza Troppa Importanza

Volevano un’azienda dinamica e leggera ma hanno creato una struttura di Holding più ramificata di una quercia secolare, sulle cui fronde si sono accomodati stormi di dirigenti, senza che al momento se ne colgano particolari benefici.

IL PACCO è PRONTO!

Di questo si tratta! Tutti i  presupposti fanno prevedere l’isolamento delle aziende calabresi del gruppo Finsiel e l’abbandono al momento opportuno ed al miglior offerente!

Viene “candidamente” dichiarato che il progetto di fusione tra INTERSIEL e CARISIEL è prossimo alla realizzazione, ma non vengono dichiarati gli obbiettivi e lo scopo di questa fusione, fatta “ad hoc” per la Calabria, e quali sono i piani strategici per questa nuova entità.

Responsabili poco responsabili

Dopo un anno e mezzo dall’acquisizione le promesse di Tripi non sono state mantenute. Ve le ricordate le interviste dell’epoca? Azienda modello Microsoft, joint venture verticali, acquisizioni, un miliardo di euro di ricavi, aumento dei margini, digitale terrestre e business process outsourcing per vincere la sfida del mercato.

SOLIDARIETA’

CON I LAVORATORI COS

IN SCIOPERO IL 15 SETTEMBRE

Il tentativo dell’azienda di chiudere il centro Cos di Roma, trasferendo tutti i lavoratori in Atesia, è grave e pericoloso.

Tale tentativo non fa che aumentare il livello di instabilità e di incertezza nel gruppo Almaviva, che già attraversa una fase particolarmente critica sia dal punto di vista industriale che sindacale.

Dateci il piano industriale

e lasciate in pace chi lavora

Da quando l’ingegner Tripi (insieme ad Interbanca e con i soldi prestati da Unicredit) ha comprato  il gruppo Finsiel abbiamo avuto l’onore di incontrare la nuova proprietà e il management in quattro occasioni diverse: agosto 2005, ottobre 2005, aprile 2006, settembre 2006.

SCIOPERO

Intero turno – 15 settembre

VOGLIAMO DIRE NO ALLA “LIQUIDAZIONE” DI 500 PERSONE IN ATESIA. VOGLIAMO DIRE NO AL RISCHIO DI  PERDERE ALTRI POSTI DI LAVORO.

Sappiamo dei rischi che sta correndo Atesia dalle dichiarazioni rilasciate dall’ azienda su tutti i giornali, società che da anni vive in una condizione di precarietà, e che oggi dopo il resoconto della Direzione Provinciale del lavoro, per bocca della stessa Direzione Aziendale rischia la chiusura e la delocalizzazione del lavoro.

Dove stiamo andando ?

Con questo comunicato vogliamo dire ad Alberto Tripi & Co. che il piano industriale Almaviva, presentato prima dell’estate, è già fallito. E con la stessa schiettezza, altrimenti rischiamo di non capirci, chiediamo:

dove stiamo andando ?

Ricordiamo, per chi avesse la memoria corta, che il vecchio piano industriale si basava su quattro condizioni di base che prevedevano:

·        la continuità nelle attività per le Ferrovie;

·        la continuità nelle attività per il Ministero dell’Agricoltura,

·        lo sviluppo in linea con il piano di ristrutturazione per Banksiel;

·        la stabilità del quadro normativo del mercato del lavoro per le attività proprie di Cos-Atesia.

Si è tenuto nella giornata di venerdì 1 settembre 2006, presso l’Unione degli Industriali di Roma, il previsto incontro tra la Direzione del Gruppo Finsiel, le organizzazioni sindacali Fim Fiom Uilm nazionali e territoriali e il Coordinamento sindacale unitario del Gruppo stesso.

Appello per una mobilitazione nazionale
delle lavoratrici e dei lavoratori dei call center

In quest’ultimo anno le lotte delle lavoratrici e dei lavoratori hanno imposto all’attenzione di tutti il mondo dei call center.

Mass media, politici e istituzioni ne hanno esaltato lo sviluppo occupazionale e la flessibilità produttiva per contrapporlo alle denunce dei lavoratori sulle condizioni di lavoro che in tali luoghi si è costretti a subire in cambio di retribuzioni bassissime.