RSU Finsiel – Comunicato di venerdì 14 gen 2005
Questo è il testo della lettera aperta che la Rsu Finsiel ha inviato alle istituzioni, ai partiti politici ed ai principali mezzi d’informazione, in data 13 gennaio 2005
Telecom sta smantellando l’informatica con il silenzio complice delle istituzioni, della politica e dei mezzi di informazione.
L’informatica “di gruppo” che in un primo tempo era stata unificata, accorpandola in una società costituita ad hoc (IT Telecom), in meno di due anni è stata disgregata fino alla chiusura di IT Telecom il 31 dicembre 2004.
L’informatica “di mercato”, in buona sostanza coincidente con le aziende del gruppo Finsiel, acquisito dalla STET nel 1992, è stata piegata alle logiche finanziarie di Tronchetti Provera.
Alla vendita dei gioielli di famiglia, Sogei e Lottomatica per prime, sono seguite esternalizzazioni a raffica e abbandono indiscriminato di interi settori di mercato (tlc, industria, outsourcing). Con la cessione della società Insiel alla regione Friuli Venezia Giulia tramonta anche il mercato della Pubblica Amministrazione Locale. In questi anni l’innovazione e la ricerca sono state ridotte ai minimi termini e perfino la partecipazione ad importanti gare è stata impedita in nome di interessi superiori della Telecom.
Si tratta di un vero e proprio caso di colonialismo industriale, il cui esito è il depauperamento delle risorse economiche, professionali ed umane del gruppo Finsiel.
Telecom agisce come un monopolista privato, con ampia disponibilità di mezzi e di appoggi e con almeno altrettanta spregiudicatezza.
Anche l’informatica diventa una pedina da giocare nella partita della finanza di casa nostra, senza particolari preoccupazioni per il destino industriale delle aziende e senza eccesso di scrupoli nel condurre le operazioni, anche quando prevedono movimenti di capitali verso paradisi fiscali esteri, come è accaduto nella recente e complessa operazione di acrobazia finanziaria relativa alla vendita della società Netikos al gruppo MyQube (società di venture capital che gestisce il fondo EuroQube partecipato, tra gli altri, da Pirelli, Benetton, Caltagirone e Camfin).
Adesso tocca al gruppo Finsiel (4.000 addetti, 14 aziende distribuite su tutto il territorio nazionale) che è stato messo in vendita con l’evidente obiettivo di contribuire a risanare i debiti che Telecom ha accumulato. Proprio in questi giorni sono in corso contatti tra i vertici Telecom e tre potenziali acquirenti: EDS e Accenture, due multinazionali, e COS, un’azienda italiana che non opera nel settore informatico ma in un settore marginale dei servizi IT, quello dei call center.
L’imperativo del lasciar fare, per non disturbare il manovratore Telecom, sembra riguardare tutti: le istituzioni, il mondo politico e i mezzi di informazione.
Attenzione però: chi oggi lascia fare e si rende complice di una soluzione precipitosa di questa vicenda sarà domani responsabile non solo della crisi occupazionale che ne deriverà ma anche dello sconvolgimento dei già precari equilibri del mercato dei servizi IT e dell’ulteriore spinta verso il progressivo declino industriale del paese.
Quello che va bene per Telecom va bene per l’Italia? Sicuramente qualcuno pensa di sì, visto che la Presidenza del Consiglio ancora non risponde alla richiesta d’incontro dei segretari generali del sindacato metalmeccanico, che è stato anche sollecitato dalle segreterie confederali Cgil, Cisl, Uil.
Noi però continueremo la nostra battaglia, mettendo in campo tutte le iniziative necessarie e portandole fino in fondo, perché non ci stiamo a scomparire in silenzio.
Distinti saluti
Roma, 13 gennaio 2005 RSU Finsiel